quarta-feira, 1 de abril de 2020

LO STILE (II) La cicatrice di Ulisse tradizione ebraica e tradizione greca 1./04/2020

Esempi di stile, non ne mancano.
Nel testo di ieri citavo Nabokov ()che è un mio idolo e che è il legittimo continuatore di Marcel Proust), Boccaccio, Dante, Italo Calvino (e marginalmente: Umberto Eco).

Definire lo stile, é complicato. E stabilire un concetto unanime onnicomprensivo, generale per lo stile, è qualcosa di impossibile. Anzi, è completamente inutile.
L´interesse per lo stile è qualcosa di perenne, nella storia della cultura occidentale. Per esempio, c´è Erich Auerbach, che nel suo MIMESIS, ne La cicatrice di Ulisse, contrappone lo stile greco (l´Odissea, l´episodio che descrive, appunto: Ulisse che torna a Itaca e che la domestica riconosce, anche se coperto da strati che nascondono il corpo.

(Gustave Boulanger, la cicatrice di Ulisse, sec XIX) 

 A questa immagine, interessante e forte (un dettaglio nascosto serve a ravvivare la memoria, una rappresentante periferica della gerarchia sociale: la domestica, individua - probabilmente tramite un legame affettivo - un elemento fondamentale: Ulisse è ritornato). A quyesta iummagine, Auerbach contrappone quella del "Sacrificio di Isacco" (qui nella rappresentazione famosa del pittore Caravaggio). L´episodio è oscuro: Dio (il dio di Abramo?) ordina un sacrificio sostanzialmente inumano (sacrificare il proprio figlio? Inoltre, il sacrificio umano è da considerarsi barbarop e legato al passato). Isacco obbedisce (anche questo è stgrano). E solo all´ultimo momento l´happy end, il lieto fine. Un angelo appare e, in nomed del Signore, stabilisce una sostituzione, di Isacco con una pecora. Il sacrificio animale (anche questo piuttosto barbaro)( è compiyuto.. La vita di Isacco è salva e Abramo mostra la sua fede in Dio.



la nostra lettura, può continuare, cercando di scavare nei dettagli. Ma quello che Auerbach vuole mostrare é che ci sono DUE STILI, uno rappresentrato dalla prospettiva greca (o greco-romana o classica), secondo la quale il testo si presenta già ornato, sviluppato e pronto per essere assorbito dal lettore. E l´altro - quello dell´Antico Testamento, in cui il testo crea una tensione drammatica, rivolge un appello  speciale al lettore: é lui quello che deve contribuire alla lettura. L´idea di una contrapposizione fra due VERTENTI (due aspetti, due prospettive) della TRADIZIONE OCCIDENTALE è -0 dal mio personale punto di vista - FONDAMENTALE. Cioé, abbiamo due contributi che ci vengono da due differenti mondi, due differenti maniere di pensare, due differenti epoche, due visioni differenti del ruolo della scrittura.
Cominciamo da questo: per la tradizione ebraica, la parola ha una funzione fondamentale: muove mari e mondi, trasforma il mondo. Ciò è evidente nell´Antico Testamento, quando si dice "sia luce e luce fu". Per la tradizione greca, invece, singolarmente, la scrittura viene vista come fatto negativo. Ne scrive Platone nel suo Fedro.  Il perché di questa strana posizione ("sarà un attacco alla memoria" dice Platone). Ong e Havelock (Preface to Plato) sostengono che Platone aveva paura di poeti e giuristi (i sofisti), perché loro avrebbero - tramite le parole - distrutto il mondo culturale greco.
Dunque, la visione del mondo greca (che parte dall´immagine) e quella ebraica (che nega l´immagine e valorizza la scrittura) sono differenti e in conflitto. Pòssiamo dire che nella nostra cultura esiste unDOPPIO, in tedesco Doppelgänger. A ogni posizione dell´uno, si contrappone la posizione dell´altro.

Auerbach dipinge questo conflitto e lo attribuisce a una differenza di STILE che poi è una differenza di come il teste verrebbe scritto, del fatto che l´uno viene già trasparente e l´altro sarebbe drammatico e farebbe sempre l´appello alla capacitá di interpretazione del lettore.

Credo che l´analisi del testo di Auerbach si amolto produttivo. Ma rimetto a un blog estremamente interessante, dove il testo viene analizzato (le sue conclusioni sono diverse dalle mie...ma le citazioni sono interessanti e corrette).

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