sexta-feira, 3 de abril de 2020

La MÍMESIS di Platone e la MAGIA della scrittura alfabetica (03/04/2020) testo non corretto


Heglan ha chiesto  di parlare della MIMESIS ?  In realtà tutti voi avete già sentito parlare di Mímesis di Erich Auerbach.

Esistono dei temi difficili. O apparentemente difficili, che però occorre affrontare. Poiché ogni lettura parte dall´accettazione (o meno!) del concetto di MIMESI, affermato da Platone  e Aristotele. Secondo greci, letteratura ed arte rappresentano il mondo in maniera mimetica, cioè rispecchiano il mondo. È un concetto estremamente naturale, ragionevole (con una differenza tra Paltone e Aristotele,, che adesso non vale la pena menzionare).  Questo concetto ha influenzato tuutta la tradizione occidentale. Ed ancora oggi, a partire dal fondamentale libro di Erich Auerbach (che è stato giá citato, per il suo fondamentale saggio su "La cicatrice di Ulisse"), questa visione, questa prospettiva  del mmondo, con la sua rappresentazione ha il suo valore e viene difesa strenuamente.
Eppure c´è un piccolo problema, proprio nel sottotitolo: Mimesis, il realismo nella letteratura occidentale (dall´ Odissea e dalla Bibbia, fino al sec. XIX). Cos`e´ il realismo?  Certo, conosciamo la definizione di realismo come movimento letterario e artistico. Ma il concetto di reale, specialmente nella nostra epoca, è stato messo seriamente in discussione.

In uno dei dizionari (ce ne sono infiniti) dei sinonimi, trovo per la parola REALE i seguenti sinonimi: 1.positivoevidenteveroconcretocertoprovatoeffettivoveraceregaleregioFig.splendidomagnificosontuososfarzosoALTRI SINONIMI:materiale, attuale, realistico, icastico, oggettivo, palpabile, effettuale.
Nel dicionário informal dos sinônimos e contrários, trovate una vera carrettata di termini...

Ma... cos`e reale? Vi ricordate la fotografia della ragazzina che si guarda allo specchio (pubblicata l´altro giorno)?. Anzi: la ragazzina che cerca di guardare cosa c´è nello specchio (che cerca di guardare oltre allo specchio, dietro allo specchio?)  

Oppure il fanciullo che esce dalla cornice? 
Oppure, guardate questa immagine - ancora - sconvolgente del pittore svizzero Escher (a destra), sec XX. Anche se si tratta di un quadro, il concetto di realtà (e di prospettiva) che c´è dietro, fa letteralmente "girare" la testa. 

 Raffaello, 1500Giotto, 1300 
Nei tre esempi di  sopra (la ragazzina, il fanciullo che esce dalla cornice e le scale strampalate di Escher, sono delle rappresentazioni artistiche. Si tratta di fiction (in portoghese FICÇÃO), cioè qualcosa che non c´entra con il concetto di realtà oppure, lo contraddice apertamente. 
Differente è, secondo me, la contrapposizione fra le immagini  di Giotto (sec. XV) e Raffaello (sec XVI). Si tratta in entrambi i casi di pitture di una bellezza sconvolgente. In maniera naturalmente diversa (non necessariamente ci devono "piacere"; ma che sono impressionanti, bisogna riconoscerlo). Giotto, però, dipinge la Madonna 
1. al centro assoluto del quadro 
2. con delle dimensioni assolutamente non proporzionali.
 3. Si riconosce una tendenza chiara al fatto che Giotto conmincia ad applicare la PROSPETTIVA  (la Madonna è nel centro del quadro, si tratta di un altare, i due angeli in basso sono simmetrici e il numero delle pesrone che assistono pare abbastanza simile (sono 4 o 5). La prospettiva è qualcosa che si svilupperà tremendamente nel sec XIV/ fino al sec XVI... Guardate le immagini di Brunelleschi, nell´altra pagina). La prospettiva è un termine da studiare).  Gli angeli e gli uomoini in adorazione sono piccolissimi, perché l´importanza SIMBOLICA della Madonna viene rappresentata tramite la sua GRANDEZZA. Per noi...."moderni", questo tipo di rappresentazione non appare REALE. è una rapresentazione SIMBOLICA (su questo ci sono testi importanti del critico Erwin Panofsky ). Vedere un qualche accenno in http://www-4.unipv.it/aml/bibliotecacondivis
https://dgiardina.wordpress.com/la-prospettiva-come-forma-simbolica/

Già nel medioevo (oppure, ancora in precedenza con i SOFISTI, la concezione platonica veniva messa in discussione. C´E da approfondire un intenso dibattito fra NOMINALISMO  e REALISMO NELLA FILOSOFIA MEDIEVALE. Per noi moderni, il punto serio di critica sta nella questione del linguaggio. Platone - e questo non è un caso - criticava l´introduzione della scrittura 

Platone riporta, nel suo testo, un mito antico egiziano. Secondo questo mito, l´invenzione della scrittura sarebbe stata attribuita al dio Teuth, oppure Toth Ma il Dio egiziano, al cospetto di questa invenzione, dichiara che la scrittura avrebbe portato a una perdita della memoria.  Cito qui una versione riassunta del mito di Toth nel Fedro di Platone (da 
https://www.filosofemme.it/2018/11/23/il-mito-di-theuth/ ) 
Socrate aveva deciso di non ricorrere alla scrittura per trasmettere il suo pensiero filosofico, ma prediligere il dialogo nell’agorà. Questo racconto narra l’incontro tra Theuth, dio egizio inventore della scrittura, e Thamus, re degli Egiziani. La divinità accorre presso la corte del sovrano per mostrargli i servigi offerti dalla sua invenzione:Arrivato alle lettere dell’alfabeto, Theuth disse: “Questa conoscenza, mio re, renderà gli Egiziani più sapienti e più capaci di ricordare: memoria e scienza hanno trovato il loro farmaco”. [1]Il sovrano, allora, che qui impersonifica  il pensiero platonico, apostrofa il dio, sostenendo che la scrittura svolge l’esatto contrario di quanto detto:«Tu che sei il padre delle lettere, per troppa benevolenza hai attribuito loro effetti contrari a quelli che hanno. Questa conoscenza infatti farà calare l’oblio sulle anime di chi l’apprende, trascurando l’esercizio della memoria; perché confidando nella scrittura non eserciteranno più la memoria dall’interno di se stessi ma dall’esterno, da caratteri estranei: hai trovato insomma un farmaco non per la memoria ma per richiamare alla memoria”». [2]Richiamare alla memoria: è questo il ruolo che ha effettivamente la scrittura, paragonabile – in quanto imperfezione – alla pittura. Meri artifici che se interrogati tacciono, nonostante alla vista possano sembrare reali. Questi non sono che copie delle copie e i discorsi, così come quelli scritti, non sono che immagini (eidōlon) di un discorso più grande insito nell’anima e frutto della conoscenza.

ecco un´immagine del Dio Toth/ Teuth con la testa di Ibis e una pergamena con la scrittura. 


https://aquilonedipensieri.wordpress.com/2019/01/22/thot-il-dio-egizio-con-la-testa-di-ibis/


Il problema è che nell´antico egitto, le parole erano ancora legate alle cose. 

"l´alfabeto " egiziano era fatto di simboli (geroglifici) che, lentanmente si sono trasformayti in scrittura sillabica e , finalmente, sotto l´influenza dei fgenici, ALFABETICA 

Il principio è che il segno rappresenta la cosa: perché si veder che E UN SERPENTE. Ma poi, come si vede nella tavoletta superiore,  il SERPENTE (SERPENT) diviene la lettera j .



(questa è l´immagine del´OROBORO, il serpente che mangia la propria coda 
o il simbolo dell´infinito) . 


Secondo Platone (nel Cratilo) le immagini rappresentano le cose (anche se diminuite d´importanza rispetto alla cosa reale). Ma per Platone anche la scrittura rappresenta le cose. 
E qui che sta il problema. Poiché l´evoluzione della scrittura ALFABETICA (introdotta probabilmente dai Fenici e poi diffusa nelle linue semitiche (ARABO, EBRAICO) si staccano COMPLETAMENTE dalle cose. Il linguaggio, come dirà più tardi, Ferdinand de Saussure. 

Le lettere dell´alfabeto non sonopiú legate alle immagini. Quello che succede è MAGICO, meraviglioso E CREA UNA FRATTURA fondamentale nella storia della cultura. 

POtete cercare voi stessi degli esempi di PERMUTAZIONE delle lettere delle parole, che CREANO (per questo la MAGIA - dei significati diversi:



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