Boccaccio: tre regole contro la pandemia
Una lettura dell´Introduzione alla I giornata
Da Il trionfo della morte (Buffalmacco) “La Morte verrà all’improvviso”
Il ritratto che Boccaccio fa della peste del 1348 nel suo Decameron viene molto citato, ma raramente letto e ricordato con maggiore precisione. L'introduzione
alla prima giornata, in cui descrive la diffusione della pandemia, spesso viene
sempre vista come ripetizione di scene che Tucidide, Lucrezio, Paolo Diacono ed
altri avevano precedentemente descritto. Ma non è così. Il Decameron era
ed è, in realtà, un autentico work in progress: le novelle (cioè: novità) sono state lette voracemente – tramite una
circolazione manoscritta (quasi come le letture on line!). E l'autore risponde alle osservazioni riportate dai
lettori nel corso della sua scrittura (per es. nell´Introduzione alla IV giornata, dialogando
direttamente con il suo pubblico). è un libro fondamentalmente nuovo ed è il primo
libro dedicato alle donne come lettrici, e non più alle superate e astratte Muse.
Il Decameron contiene un centinaio di novelle (si sá: tante quanto i
canti della commedia di Dante), che - al di la della cornice sulla morte - disuisiscono su amore e sull´arte di
parlare bene (il motto di spirito): in modo moderno ed economico, preciso, valorizzando la battuta, o meglio il Witz di Freud (appunto: motto di spirito e il
suo rapporto con l´inconscio). Quella lunga introduzione alla Prima Giornata, si occupa
della devastazione e ricama una descrizione precisa e puntuale della peste nera a Firenze, descrive dettagli che nessuno prima aveva potuto individuare: una storia in cui due porci azzannano voracemente i vestiti di un appestato e subito muoiono fra contorsioni incredibili. Che fa di Boccaccio un testimone (precorrendo quelli della Seconda Guerra Mondiale). Nel Decameron emerge un tema nuovo e interessante: il contrasto tra amore e morte , Erose Tanatos (in parallelo, sì, con Le Mille e una notte, opera anonima e non raccolta pianificata. Boccaccio indica una vera e propria scoperta: la legge della natura governata
dall'amore (nell´Introduzione alla IV giornata, una novella soprannumeraria, un narratore oltre al numero dei dieci narratori, che scardina lo steso principio architettonico del Decameron (dieci) e indica una rottura ermeneutica. Si noti, di nuovo: un
percorso opposto ma convergente rispetto alla scoperta del principio di
morte, opposto a quello di vita, che Freud postula in Al di là del
principio del piacere e cioè: Eros e Tanatos.
L'autore, allo stesso tempo,
narratore e protagonista, come Dante nella sua commedia e Sant'Agostino
nelle sue Confessioni, descrive una sua esperienza drammatica (in
un'altra delle tante cornici di cui è costellato il testo: il Proemio): la sua esperienza personale, di vita, che ne fa nuovamente un testimone: quella di aver visto in faccia la
morte, per quello che definiremmo il mal d´amore (mal d´amore, comne malinconia, oppure con il linguaggio di oggi: depressione. Sono le novelle che amici
gli avevano narrato, che gli hanno permesso di superare il suo male. Boccaccio
indica qui -difatto - per la letteratura una funzione straordinaria: la cura tramite le
parole, qualcosa che Jacques Lacan avrebbe adottato come motto per la psicanalisi.
Nell´ "Introduzione alla prima giornata, già citata, troviamo tre informazioni
sorprendentemente aggiornate, espresse in un italiano antico, ma modernissime
nel fatto, che qui riduco a pura" informazione":
1. Boccaccio allerta i lettori, perché non si stabilisca un "contatto"
fisico con il prossimo (lui parla di comunicazione), come una stretta di
mano, un abbraccio, ecc.;
2. Non bisogna assolutamente toccare in alcun modo i vestiti degli altri e in particolare quelli
di coloro che hanno già il virus;
3. è pericolosissimo conversare semplicemente con qualcuno - avverte Boccaccio - può trasmettere
il contagio.
La sua critica alla visione non professionale della malattia (falsi medici,
guaritori), potrebbe essere paragonato alle fake news di oggi! E sull´origine della peste, l´autore equilibratamente
propende per il 50% (fifty/fifty!): metà l´attribuisce al destino (dunque una
semplice coincidenza) e l'altra metà, invece, accetta (forzosamente) l´idea di una punizione divina. Perfino nel Medioevo, il cui mondo ideale era
governato dalla Chiesa e che già conosceva l'Inquisizione, l'opinione espressa da Boccaccio doveva sembrare audace, quasi temeraria. Oltretutto, Boccaccio è
divenuto più tardi chierico (cioè funzionario della Chiesa), dopo
aver scritto il Decameron (ma non si è mai ricreduto e ha licenziato già in età tarda
una revisione del testo).
Il suo Decameron è un capolavoro del realismo (il modo in cui descrive la
peste, con dettagli precisi e macabri, la vita dei commercianti, il modo in cui
difende i diritti delle donne: qualcosa di incredibilmente avanzato). E in
questo è l´ideale di critici come Erich Auerbach e Francesco De Sanctis. Allo
stesso tempo, Boccaccio costruisce un'architettura di una sfrenata ironia cosmica che viene montata e smontata (vedi Giuseppe Mazzotta The world at play). POtremmo chiamarla, con Bauldelaire il comic absolut. Nell´'immagine allegata il grande affresco Il trionfo della morte di
Buonamico Buffalacco mostra proprio un´immagine di amore e morte. Un affresco enorme che è tutta una narrativa e riunisce la
visione della morte (i tre morti sulla sinistra) e i dieci giovani, che si
intrattengono amenamente, sulla destra. Secondo Lucia Battaglia Ricci, Ragionare
in Giardino ed altri critici, la data della realizzazione dell´affresco (16 metri di lunghezza) è del 1320, cioè prima della peste.
Quindi, il Decameron farebbe riferimento ad almeno tre prodotti letterari o
culturali (intertesto e ironia): 1. L'affresco di Buffalmacco (che da il nome a
uno dei protagonisti di tre novelle del Decameron) 2. Il Canto V della Commedia
di Dante (con un'allusione all'episodio della morte di Paolo e Francesca) e 3. Sorprendentemente, l'Hexameron di Santo
Ambrogio (IV secolo), che descrive i sei giorni della Creazione del Mondo. Somma
ironia confrontare la creazione con la scoperta del principio dell'Eros, principio
sfrenato della cópula (nel doppio senso di elemento grammaticale e metafora
per l´atto sessuale).
Lettura e rilettura è il nocciolo del nostro lavoro. Trovare qualcosa di nuovo dimostra che, a volte, non è necessario contare solo sull´opinione degli scienziati, per leggere il mondo e persino la nostra pandemia la letteratura può essere utile o addirittura indispensabile, perché oltre al buon senso porta con sé anche un accenno all´etica. All´epoca, Boccaccio era stato a Napoli. E a Salerno si trovava la più antica Facoltà di Medicina del mondo occidentale, fondata nel IX secolo: la Regola salernitana. Una buona lettura può rivelare cose ancora non trasparenti e aiuta a combattere la noia, la malinconia, l'inerzia.
A.Lombardi, UFRJ 12/04/2020 (nel giorno di Pasqua, alcuni giorni dopo Pessach)
Buonamico Buffalmacco Il trionfo la sua morte.Affresco.
https://www.sistemacritico.it/2018/07/17/trionfo-della-morte-buffalmacco/#prettyPhoto/0/ Lucia Battaglia Ricci, op. cit. lo data al 1320. Argan non lo attribuisce a Buffalmacco. Lina Bolzon lo attesta agli anni 30 del Trecento, dunque PRIMA. È come se la peste fosse un´emanazione dell´affresco e non vicecversa.
A sinistra tre bare scoperchiate (che mostra vari stadi della morte).
A destra un gruppo di dieci giovani (stesso numero del Decameron), che si
intrattiene amenamente
DECAMERON.Introduzione alla I
giornata . Frammento
E fu questa pestilenza di maggior
forza per ciò che essa dagli infermi di quella per lo comunicare insieme
s’avventava a’ sani, non altramenti che faccia il fuoco alle cose secche o unte
quando molto gli sono avvicinate. E più avanti ancora ebbe di male: ché non
solamente il parlare e l’usare cogli infermi dava a’ sani infermità o cagione
di comune morte, ma ancora il toccare i panni o qualunque altra cosa da quegli
infermi stata tocca o adoperata pareva seco quella cotale infermità nel
toccator transportare. Maravigliosa cosa è a udire quello che io debbo dire: il
che, se dagli occhi di molti e da’ miei non fosse stato veduto, appena che io
ardissi di crederlo, non che di scriverlo, quantunque da fededegna udito
l’avessi. Dico che di tanta efficacia fu la qualità della pestilenzia narrata
nello appiccarsi da uno altro, che non
solamente l’uomo all’uomo, ma questo, che è molto più... [BOCCACCIO, Giovanni. Decameron,
a.c. de Vittore Branca, Milanno: Mondadori, p. 13-4 https://www.liberliber.it/mediateca/libri/b/boccaccio/decameron_branca/pdf/boccaccio_decameron_branca.pdf
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