domingo, 12 de abril de 2020

Boccaccio : tre regole contro la pandemia (in italiano)

Boccaccio: tre regole contro la pandemia
Una lettura dell´Introduzione alla I giornata

Da Il trionfo della morte (Buffalmacco) “La Morte verrà all’improvviso”

Il ritratto che Boccaccio fa della peste del 1348 nel suo Decameron viene molto citato, ma raramente letto e ricordato con maggiore precisione. L'introduzione alla prima giornata, in cui descrive la diffusione della pandemia, spesso viene sempre vista come ripetizione di scene che Tucidide, Lucrezio, Paolo Diacono ed altri avevano precedentemente descritto. Ma non è così. Il Decameron era ed è, in realtà, un autentico work in progress: le novelle  (cioè: novità) sono state lette voracemente – tramite una circolazione manoscritta (quasi come le letture on line!). E l'autore risponde alle osservazioni riportate dai lettori nel corso della sua scrittura (per es. nell´Introduzione alla IV giornata, dialogando direttamente con il suo pubblico). è un libro fondamentalmente nuovo ed è il primo libro dedicato alle donne come lettrici, e non più alle superate e astratte Muse.
Il Decameron contiene un centinaio di novelle (si sá: tante quanto i canti della commedia di Dante), che - al di la della cornice sulla morte - disuisiscono su amore e sull´arte di parlare bene (il motto di spirito): in modo moderno ed economico, preciso, valorizzando la battuta, o meglio il Witz di Freud (appunto:  motto di spirito e il suo rapporto con l´inconscio). Quella lunga introduzione alla Prima Giornata, si occupa della devastazione e ricama una descrizione precisa e puntuale della peste nera a Firenze, descrive dettagli che nessuno prima aveva potuto individuare: una storia in cui due porci azzannano voracemente i vestiti di un appestato e subito muoiono fra contorsioni incredibili. Che fa di Boccaccio un testimone (precorrendo quelli della Seconda Guerra Mondiale). Nel Decameron emerge un tema nuovo e interessante: il contrasto tra amore e morte , Erose Tanatos (in parallelo, sì, con Le Mille e una notte, opera anonima e non raccolta pianificata. Boccaccio indica una vera e propria scoperta: la legge della natura governata dall'amore (nell´Introduzione alla IV giornata, una novella soprannumeraria, un narratore oltre al numero dei dieci narratori, che scardina lo steso principio architettonico del Decameron (dieci) e indica una rottura ermeneutica. Si noti, di nuovo: un percorso opposto ma convergente rispetto alla scoperta del principio di morte, opposto a quello di vita, che Freud postula in Al di là del principio del piacere e cioè: Eros e Tanatos. 
L'autore, allo stesso tempo, narratore e protagonista, come Dante nella sua commedia e Sant'Agostino nelle sue Confessioni, descrive una sua esperienza drammatica (in un'altra delle tante cornici di cui è costellato il testo: il Proemio): la sua esperienza personale, di vita, che ne fa nuovamente un testimone: quella di aver visto in faccia la morte, per quello che definiremmo il mal d´amore (mal d´amore, comne malinconia, oppure con il linguaggio di oggi: depressione. Sono le novelle che amici gli avevano narrato, che gli hanno permesso di superare il suo male. Boccaccio indica qui -difatto - per la letteratura una funzione straordinaria: la cura tramite le parole, qualcosa che Jacques Lacan avrebbe adottato come motto per la psicanalisi.
Nell´ "Introduzione alla prima giornata, già citata, troviamo tre informazioni sorprendentemente aggiornate, espresse in un italiano antico, ma modernissime nel fatto, che qui riduco a pura" informazione":
1. Boccaccio allerta i lettori, perché non si stabilisca un "contatto" fisico con il prossimo (lui parla di comunicazione), come una stretta di mano, un abbraccio, ecc.;
2. Non  bisogna assolutamente toccare in alcun modo i vestiti degli altri e in particolare quelli di coloro che hanno già il virus;
3. è pericolosissimo conversare semplicemente con qualcuno - avverte Boccaccio - può trasmettere il contagio.
La sua critica alla visione non professionale della malattia (falsi medici, guaritori), potrebbe essere paragonato alle fake news di oggi!  E sull´origine della peste, l´autore equilibratamente propende per il 50% (fifty/fifty!): metà l´attribuisce al destino (dunque una semplice coincidenza) e l'altra metà, invece, accetta (forzosamente) l´idea di una punizione divina. Perfino nel Medioevo, il cui mondo ideale era governato dalla Chiesa e che già conosceva l'Inquisizione, l'opinione espressa da Boccaccio doveva sembrare audace, quasi temeraria. Oltretutto, Boccaccio è divenuto più tardi chierico (cioè funzionario della Chiesa), dopo aver scritto il Decameron (ma non si è mai ricreduto e ha licenziato già in età tarda una revisione del testo).
Il suo Decameron è un capolavoro del realismo (il modo in cui descrive la peste, con dettagli precisi e macabri, la vita dei commercianti, il modo in cui difende i diritti delle donne: qualcosa di incredibilmente avanzato). E in questo è l´ideale di critici come Erich Auerbach e Francesco De Sanctis. Allo stesso tempo, Boccaccio costruisce un'architettura di una sfrenata ironia cosmica che viene montata e smontata  (vedi Giuseppe Mazzotta The world at play). POtremmo chiamarla, con Bauldelaire il comic absolut. Nell´'immagine allegata  il grande affresco Il trionfo della morte di Buonamico Buffalacco mostra proprio un´immagine di amore e morte. Un affresco enorme che è tutta una narrativa e riunisce la visione della morte (i tre morti sulla sinistra) e i dieci giovani, che si intrattengono amenamente, sulla destra. Secondo Lucia Battaglia Ricci, Ragionare in Giardino ed altri critici, la data della realizzazione dell´affresco (16 metri di lunghezza) è del 1320, cioè prima della peste. Quindi, il Decameron farebbe riferimento ad almeno tre prodotti letterari o culturali (intertesto e ironia): 1. L'affresco di Buffalmacco (che da il nome a uno dei protagonisti di tre novelle del Decameron) 2. Il Canto V della Commedia di Dante (con un'allusione all'episodio della morte di Paolo e Francesca) e 3. Sorprendentemente, l'Hexameron di Santo Ambrogio (IV secolo), che descrive i sei giorni della Creazione del Mondo. Somma ironia  confrontare la creazione con la scoperta del principio dell'Eros, principio sfrenato della cópula (nel doppio senso di elemento grammaticale e  metafora per l´atto sessuale).

Lettura e rilettura è il nocciolo del nostro lavoro. Trovare qualcosa di nuovo dimostra che, a volte, non è necessario contare solo sull´opinione degli scienziati, per leggere il mondo e persino la nostra pandemia la letteratura può essere utile o addirittura indispensabile, perché oltre al buon senso porta con sé anche un accenno all´etica. All´epoca, Boccaccio era stato a Napoli. E a Salerno si trovava la più antica Facoltà di Medicina del mondo occidentale, fondata nel IX secolo: la Regola salernitana. Una buona lettura può rivelare cose ancora non trasparenti e aiuta a combattere la noia, la malinconia, l'inerzia.
A.Lombardi, UFRJ 12/04/2020 (nel  giorno di Pasqua, alcuni giorni dopo Pessach)




Buonamico Buffalmacco Il trionfo la sua morte.Affresco. 
https://www.sistemacritico.it/2018/07/17/trionfo-della-morte-buffalmacco/#prettyPhoto/0/ Lucia Battaglia Ricci, op. cit. lo data al 1320. Argan non lo attribuisce a Buffalmacco. Lina Bolzon lo attesta agli anni 30 del Trecento, dunque PRIMA. È come se la peste fosse un´emanazione dell´affresco e non vicecversa. 
A sinistra tre bare scoperchiate (che mostra vari stadi della morte). A destra un gruppo di dieci giovani (stesso numero del Decameron), che si intrattiene amenamente

DECAMERON.Introduzione alla I giornata . Frammento
E fu questa pestilenza di maggior forza per ciò che essa dagli infermi di quella per lo comunicare insieme s’avventava a’ sani, non altramenti che faccia il fuoco alle cose secche o unte quando molto gli sono avvicinate. E più avanti ancora ebbe di male: ché non solamente il parlare e l’usare cogli infermi dava a’ sani infermità o cagione di comune morte, ma ancora il toccare i panni o qualunque altra cosa da quegli infermi stata tocca o adoperata pareva seco quella cotale infermità nel toccator transportare. Maravigliosa cosa è a udire quello che io debbo dire: il che, se dagli occhi di molti e da’ miei non fosse stato veduto, appena che io ardissi di crederlo, non che di scriverlo, quantunque da fededegna udito l’avessi. Dico che di tanta efficacia fu la qualità della pestilenzia narrata nello appiccarsi da uno  altro, che non solamente l’uomo all’uomo, ma questo, che è molto più... [BOCCACCIO, Giovanni. Decameron, a.c. de Vittore Branca, Milanno: Mondadori, p. 13-4 https://www.liberliber.it/mediateca/libri/b/boccaccio/decameron_branca/pdf/boccaccio_decameron_branca.pdf

altri testi su questo tema: "Il diavolo in corpo" Una lettura del Decameron in academia.edu Andrea Lombardi e in eticadaleitura.blogspot.com 


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