quinta-feira, 23 de abril de 2020

Pandemia? Letteratura? 3 variazioni sul Decameron




il 22 aprile: una puntata di Katástrofi (ecco qui il link, organizzato da  Lello Voce, con la Francesca Cricelli, Islanda, Thomas Zandegiacomo, Berlino) ed io stesso da Rio de Janeiro  e altri (ma non ricordo tutti!)
https://www.facebook.com/search/top/?q=kat%C3%A1strofi&epa=SEARCH_BOX

Ho scritto un piccolo testo, per riassumere le mie idee.
Ancora su Boccaccio (ma uffa, quanto volte ancora!!!) e sul corona virus (beh, questo è un tema nuovo?!).


Peter Bruegel. Il Trionfo della morte 1562 

Pandemia? Letteratura?  3 variazioni sul Decameron Andrea Lombardi

1.       Boccaccio è un testimone (e questo non c´entra con la peste o non solo con la peste. Sí: un testimone come Primo Levi, che è stato deportato). Non é assolutamente vero che ripete quanto scritto da Tucidide, Lucrezio o Paolo Diacono, tutti scrittori che hanno descritto il propagarsi della peste in varie situazioni, in vari paesi: nella Grecia antica, nel mondo romano, durante il regno dei Longobardi nella Penisola italiana).
Boccaccio è, anzitutto,  un testimone di sé stesso: Stava per morire, scrive nel Proemio, a causa di quello che possiamo chiamare MAL D´AMORE.
Sembra inventato, ma non lo è: si trata della melancolia, di quella più prosaicamente chiamata depressione. (mia nonna e mio zio ne soffrivano e per molti di noi è uma delle principal malattie, insieme all´insonnia ...).
Ma Boccacccio si è salvato! E ha usato la letteratura come cura: perché sono le novelle d´amore raccontategli  da amici, che lo hanno curato (e questo sempre nel brevissimoProemio). E questa è la prima cornice, il Parergon, come la chiama Jacques  Derrida.
2.       Nell´Introduzione alla I giornata Boccaccio reagisce alla pandemia: ed è quello che noi potremmo fare (e dovremmo fare): ma lui scopre uma cosa FONDAMENTALE, quella che chiama la legge della natura, cioè quella che  poi chiameremo EROS (e qui siamo all´Introduzione della IV giornata, La novella di Filippo Balducci) . Eros contro Tanatos, dunque, L´amore contro la morte. Siamo a tre cornici, per niente  banali (il Proemio, l´Introduzione alla I giornata e l´Intr. Alla IV giornata), quando sempre lui, Boccaccio il testimone, prende la parola. .
3.       La descrizione dei sintomi della peste (non li ripeto), l´esplosione di un iper realismo sta nella descrizione sua della peste (e nella presentazione del mondo del primitivo capitalismo, di navigatori e commercianti). E Boccaccio (iper narratore) fa almeno tre affermazioni che stupiscono, perché potrebbero essere state scritte oggi:
 a)      non bisogna toccare gli interlocutori, per evitare il contagio b) non bisogna neanche parlare con loro e c) e Per nessun motivo toccare i loro “panni”, i loro vestiti

E Boccaccio racconta un episodio apparentemente del tutto secondario. Ma anche questo tratta di un tema di vera testimonianza: lui stesso, come spettatore, vede due porci che azzannano dei panni di alcuni appestati evuidentemente morti e, dopo poco più di mezz´ora, li vede  morire, tutti e due  (fulminati dal contagio letale). Nessun altro ne ha scritto, dei due porci. Insignificanti porci, ma sono loro a laureare Boccaccio definitivamente come testimone (senza bisogno di altri testimoni). Perché è vero, in questo caso, quanto affermato da Paul Celan: "Nessuno testimonia per i testimoni". 
Si tratta di una grande opera, messa in ombra dalla grandeza mostruosa di Dante (che amo e che amiamo). Mentre Dante è stato rivalutato nel Romanticismo, esattamente nello stesso período Boccaccio è stato messo in disparte (De Sanctis e Auerbach, alleati). Pur tutti e due amichevolmente sottolineando il suo realismo radicale, in realtà lo criticano, perché “non è ético”, cioè perché non difende l´etica nazionale di Dante. Ma Boccaccio è interessato alla letteratura, alla costruzione di un modello (come ha scritto Giuseppe  Mazzotta in the world at play, il mondo in gioco) iper moderno e ironico. E oltretutto neanche Dante  era interessato a un progetto nazionale (la sua era una battaglia per trovare una lingua della poesia, un volgare illustre.
La sfida: cosa produciamo noi che possa essere all´altezza del covid-19? della desertificazione, dell´inerzia che sta avanzando sul mondo?






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