quarta-feira, 20 de abril de 2022










Emilio Villa. 

Linguistica (poesia, 1941)


Non c’è più origini. Né. Né si può sapere se.
Se furono le origini e nemmeno.
E nemmeno c’è ragione che nascano
le origini Né più
la fede, idolo di Amorgos!

Chi dici origina le origini nel tocco nell’accento
nel sogno mortale del necessario?
No, non c’è più origini. No.
Ma
il transito provocato dalle idee antiche - e degli impulsi.
E qualsivoglia ambiguo che germogli intatto
delle relazioni
delle traiettorie
delle radiazioni
delle concezioni

luogo senza storie.
Luogo dove tutti.
E dove la coscienza.
E dove il dove.

Per riconosere l’icommensurabile semenza delle vertigini
adombrate

le giunture schioccate nei legami
la trasparenza delle cartilagini
il cieco sgomento dei fogliami

agricoli nelle forze
esteriori, e l'analisi fonda
incisa nel corpo dell'accento.

No.
Non c'è più. Né origini nei rami. Né non origini.

Chi arrestava i sintagmi sazi nel sortilegio della consistenza
usava lo spirito senza rimedio nel momento indecisivo
come un compasso disadatto, non esperto, così non si poteva
agire più niente, più, ombra ferita e riferita, proiezione
senza essenza, così che speculare sul comune tedio
un gioco parve, e ogni attimo-fonema
ancora oggigiorno sfiora guerra e tempo consumato, e il peso
corrompe dell'ombra dei tramiti dell'essenza.

E codesta sarebbe. Questa la fine concepibile::
se attraverso l'idea massima del pericolo e dell'indistinto
si curva l'anima estrema dell'attrito di idrogeno e ozono e i giorni
acerbi sommano giorni ai giorni quotidiani nell'araldica
prosodia delle tangenze,
soffocando ogni flusso di infallibile irrealtà in:
i verbi
i neologismi.

Chi le braccia levava saziate di viole nel palpito assortito
oggi paragona ogni rovina paragona allo spirito
immune che popola e corruga a segmenti il nembo
delle testimonianze storiche, delle parabole nel grembo 
confuso delle parrocchie e nelle larghe zone
di caccia e pesca e d'altre energiche mansioni culturali.

E non per questo celebro coscientemente il germe
sepolto, al di là
e celebro l'etimo corroso dalle iridi foniche,
l'etimo immaturo,
l'etimo colto,
l'etimo negli spazi avariati,
nei minimi intervalli,
nelle congiunzioni,
l'etimo della solitudine posseduta,
l'étimo nella sete
e nella sete idonea alle fossili rocce illuminate
dalle fosforscenze idumee, idolo di Amorgos!


                                                        L´Idolo di Amorgos 



["Elettrificare le foreste"] 
Lettera a Pietro Maria Bardi, s. d. 

Carissimo Bardi[1],

  Ti avevo aspettato per l’estate, son andato a Firenze, contavo di passare qualche giornata insieme, poi ti aspettavo adesso, dopo la tua cartolina. Dove ti ricordavi anche di una mostra di poesie che si doveva fare al museo [Museo di Arte di San Paolo MASP]. E son passati 15 anni. Volevo anche proprio parlarti di una cosa così, cioè proprio di una impresa, una vera, grossa, che dovremmo fare.

  Chiamiamo a raccolta tutti gli operatori di poesia della maggiore avanguardia del mondo (una cinquantina, sono tutti amici, son tutti sotto mano, in Europa, in USA, in America, in Giappone), + realizzatori, registi, operatori, tecnici. Li aduniamo a S. Paolo (Museo de Arte, meglio, o se no, dovunque). Li registriamo in nastri, riproduciamo in elettronica, transistorizziamo, fotocellularizziamo, discografiamo, cinematografiamo (sia poemi in lettere che in happening): poi, insieme, mostriamo edizioni di 15 anni di avanguardia (invenzioni, cimeli, di tipografia o d’altro tipo). Con questo materiale creiamo i nuovi, inauditi, non mai auditi, orizzonti sonori, di logos-phonos, con megafoni piazzati sugli alberi, sonorizzando foreste, grattacieli, animando gli smog, e poi juke-box per dischi, sui pali telegrafici, nei porti, per le strade, in locali, magazzini, e insomma nuovi panorami sonori cittadineschi. Un festival universale...

  Ad ogni modo, è una cosa che ho pensato di fare con te. O niente. Pensaci solo un momento.  

  [PS ] Certo, di Noigandres e Praxis ho visto e avuto parecchio...

Ti saluto, con tanto affetto.

                                Ciao tuo

Villa

 



[1] Ringrazio qui sentitamente Maria Eugênia Guerini, del MASP, per aver permesso una ricerca nell’archivo del Museo stesso. La lettera è stata riprodotta da Bruno Giovannetti, fotografo e giornalista, a cui va un caloroso ringraziamento, ed è stata parzialmente tradotta in un numero speciale della rivista Cult.Revista brasileira de Literatura. Número 9 [1999], Editor Manuel da Costa Pinto. Dossiê dedicado a Emilio Villa.






MATA-BORRÃO PARA FLAVIO

MOTTA

eu diria l’m encantado, e então 
uma nuviosa designação de continentes involuntarios por jogos
nasais, fundos jogos, acende
ao lonje entre os anos desperdidos itinerantes 
como faiscas de amarguras 
abdominais, como bichos de cristal na nuca muda, acende 
o nome mais amado mais miolo mais milagre 
e o quem diz: “agora!”e o quem

cai no corte mítico do mundo, nas luminosas
trovejadas generações dos nomes: léxico
jejum e fresco come o prado de espinafre de trevo
no recóncavo, pálidas requisições de ecos
e espirros e réplicas, anforas anoitecidas
no pulmão gigante, palpitantes gengivas, cenoiras
africanas, paleoafricanas, protoafricanas, coxas
rasgadas o abertas, polpas de abóboras
ideais: agora, agora. Nam rectitudo
per se est phallica, truncada também, devagazinha:

onde uma zigoma torna-se sigla e sigilo, torna-se
constellação deitada nas escuras polpas sem nomes
e incha-se então de raiva a fonte das medidas 
e das mudançãs, lá, eu digo, provocar
o poder subhumano da pasmação, do broto
não mortal, o vôo ocioso, o ganir
chupado, de viboras nas câimbras
das vagas, dos grans, e veremos lampejar 
a alta caça, a esgrima
em voz baixa na caveira, as balanças de ossos
eschatologicos, agora mismo,

si o sangue da sombra não é sangue ni sombra,
si o cavalo do cavalo agora é sombra desmaiada
o sombra brotada na suma sombra ostra, o som
da tromba saca o celeste descontecer, afrouxa
o orvalho, e o remo corta em dois as cinzas 
dos vivos e as cinzas dos sons, como
na páscoa dos continentes cortó o Brazil e a Angola,
cortó as arvores da ciencia e as arvores da loucura
peregrinante, cortó o tubarão em dois espelhos
a tromba grande: não agora.

Bahia, 1951



articolo non definitivo "elettrificare le foreste" Andrea Lombardi 

I tre  testi citati si possono trovare in Andrea Lombardi ética daleitura blogspot

                                Oppure diretamente in : https://eticadaleitura.blogspot.com/2022/04/emilio-villa.html


Elettrificare le foreste

 

     L´idolo di Amorgos, mi sembra suficientemente inusitato e appare improvisamente, fuori contesto, in un verso della prima strofa di Linguistica , di Emilio Villa, che è del 1941 una formidabile poesia. Fin dalle prime righe mostra di farsi carico di una vera e propria anticipazione dell´insieme delle tematiche dell´avanguardia: forse il più deciso affondo contro la tradizione conservatrice ed ermetica dell´epoca, ma anche un Villa decisamente anticipatore (citazione Cecilia o Taglaferri).

 

     Il testo è perentorio (cito qui poche righe che dovranno bastare)

    

     Non c’è più origini. Né. Né si può sapere se.
Se furono le origini e nemmeno.
E nemmeno c’è ragione che nascano
le origini Né più
la fede, idolo di Amorgos!

[...]

Linguistica, 1941

     LA negazione prevale: la congiunzione negativa si confonde con l´avverbio di negazione non  e l´avverbio e la congiunzione nemmeno. Un discorso a singhiozzo, che si interrompe constantemente in cui l´insieme delle negazioni demolisce tutte le possibilità di esistenza oggi delle origini (“non c´è piú origini”) e, addirittura si nega categoricamente la possibilità che esse siano esistite (se furono). Naturalmente, la negazione categorica (una doppia, tripla multipla negazione) rimette all´esistenza negata e affermata allo stesso tempo e impone il dubbio su questa presenza ossessiva che sottintende probabilmente un motivo di ricerca affannosa: possiamo affermare che le origini esistano?  A cominciare dalla loro definizione: cosa sono le origini?  Questo tema diventerà un leitmotiv del poeta di Affori, nella sua attività incansabile di ricercatore multiforme: poeta formidabile e traduttore di tavolette mesopotamiche e, ventenne, dell´Enuma Elis (una delle prime Teogonie del Medio Oriente, che racconta le origini da um punto di vista altro), del Pentateuco (che Villa ha interamente tradotto e che, insieme all´intera Odissea mostra un tributo di lavoro notevole e distribuito durante tutta la sua vita. Villa vive la ricerca delle origini tramite la sua attività instancabile. L´idolo di Desenho de uma pessoa

Descrição gerada automaticamente com confiança baixaAmorgos appare evocato nella poesia Linguistica e ocupa immediatamete un posto  decisivo, tramite la sua evocazione, tramite la sua figura: quella che ci guarda essenziale e impassibile, ieratica ma costruita com pochi cenni è una figura di uma modernità gritante com i suoi tratti cosí leggeri. Si tratta di una figura femminile, diversa da altre immagini della fertilità. La femminilità è solo accennata nell´essenziale. Senza bocca e senza occhi (sembra che questi fossero dipinti con vernice bianca, persa nel tempo). E qui la negazione (“Non c´è piú origini”) si scontra contro la presenza ostensiva delle origini. Ciò che è sconvolgente è che l´idolo di Amorgos e l´insieme dell´arte cicladica che lo circonda, potrebbe perfettamente essere (ancora) confusa con l ´arte moderna, antifigurativa, di tratti essenziali: Picasso, ma altri pittori. La civiltà cicladica è del secondo-terzo millennio prima della nostra era, precede quindi la civiltà greca ed è stata scoperta verso l´inizio del Novecento. L´evocazione dell´idolo di Amorgos sorprende noi lettori. È evidentemente la risposta alla domanda se ci sono ancora le origini. LA risposta non è unívoca: ci sono le roigini e, allo stsso tempo, esse coincidono com la nostr era. Al tempo della redazione della poesia, il tema delle origini veniva sollevato nell´ultimo testo conosciuto del filosofo tedesco Walter Benjamin (“sul concetto di storia”), che è del 1940, uma data vicinissima a quella di Linguistica. Anche li in forma del tutto contraddittoria, l´immagine dell´Angelus Novus (il quadro di Klee), una figura appunto, appare dentro al testo e capta l´attenzione Benjamin la interpreta, paradossalemente, come una figura che si rivolge al passato ancestrale e non al futuro, il passato delle origini. Negli anni ´50 Emilio Villa aderisce alla Fondazione Origine (a partire dal gruppo Origine con Mario Ballocco, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi e Ettore Colla) e che durò, insieme alla revista AZ fino al 1958.  

     Il tema di questo brevissimo mio contributo è um´inizio di lettura di tre testi di Villa, esaminati (superficialmente) dal punto di vista della língua, dello stile: si tratta di una lettera a Pietro Maria Bardi, “elettrificare le foreste”, senza data, Mata-Borrão para Flavio Motta (del 1951), uma poesia scritta in língua brasiliana, notevole impasto surrealista e um testo dedicato a Alberto Burri (degli anni sessenta).

      “Mata-borrão para Flavio Motta” (letteralmente “Carta assorbente” per l´amico e professore dell´Univerità, Flavio Motta.  Datato Bahia 1951 questo testo è la miglior prova di uno sforzo creativo che presenta una sonorità e um´effervescenza che nasce evidentemente dalle performance futuriste (Balla, lo stesso Marietti) fino a Antoin Artaud. Il texto, quindi, non va solo letto e recitato, ma deve essere oggetto di uma specifica performance, tenendo conto dell´ibridismo fra italiano e brasiliano come Villa tiene a sottolineare [ citare] . La vitalità ítalo-brasileira è piena di vitalità: (riportiamo solo una parte della poesia, per motivi di spazio): la pronuncia è ítalo-brasiliana che si addice al sottoscritto:

MATA-BORRÃO PARA FLAVIO MOTTA

eu diria l’m encantado, e então 
uma nuviosa designação de continentes involuntarios por jogos
nasais, fundos jogos, acende
ao lonje entre os anos desperdidos itinerantes 
como faiscas de amarguras 
abdominais, como bichos de cristal na nuca muda, acende 
o nome mais amado mais miolo mais milagre 
e o quem diz: “agora!”e o quem

cai no corte mítico do mundo, nas luminosas
trovejadas generações dos nomes: léxico
jejum e fresco come o prado de espinafre de trevo
no recóncavo, pálidas requisições de ecos
e espirros e réplicas, anforas anoitecidas
no pulmão gigante, palpitantes gengivas, cenoiras
africanas, paleoafricanas, protoafricanas, coxas
rasgadas o abertas, polpas de abóboras
ideais: agora, agora. Nam rectitudo
per se est phallica, truncada também, devagazinha:

     [...]

      o remo corta em dois as cinzas 
dos vivos e as cinzas dos sons, como
na páscoa dos continentes cortó o Brazil e a Angola,
cortó as arvores da ciencia e as arvores da loucura
peregrinante, cortó o tubarão em dois espelhos
a tromba grande: não agora.

Bahia, 1951

     Il testo è composto da tre sovrapposizioni linguistiche: al portoghese-brasiliano  si aggiunge l´italiano (per es. L´m, che è la emme di Motta) e fino al latino (nam rectitudo per se est phallica), dove il testo irride la moralità (rectitudo), mescolandola con l´aggettivo fallico. Del resto, la frase con la citazione latina termina con il diminutivo típico brasiliano e, specialmente, della regione di Bahia (truncada também, devagazinha). Da notare che ci sono accenni all´elemento dell´origine (cenoiras africanas, paleoafricanas, protoafricanas). Ed anche “cai no corte mítico do mundo” che rimanda alla formazione dei continenti: “na páscoa dos continentes cortó o Brazil e a Angola”. Da notare che l´affermazione concitata dell´avverbio di tempo: “agora, agora” assomiglia al tempo dell´adesso (Jetztzeit) di Walter Benjamin, nel testo citato sulla storia (“La storia è oggetto di una costruzione il cui luogo non è costruito dal tempo omogeneo e vuoto, ma da quello riempito dell’adesso”)

     Di cosa è fatta la língua di Villa? Qual è il suo stile? La risposta non è semplice né univoca, ma si potrebbe dire che la stessa língua è viva, si impone, manifesta la sua autonoma vitalità che straborda nella lettura nel mondo (e lo trasforma). La língua di Villa manifesta una sua sonorità strabordante:

     “uma nuviosa designação de continentes involuntarios por jogos
nasais, fundos jogos, acende”. Uma “nuviosa designação” (una nebulosa / fantasiosa designazione) di continentes involuntários (di continenti “involontari”, nati da fenomeni imprevidibili. “Jogos nasais, fundos jogos” amplificazione delle nasali cosí tipiche dei suoni della língua brasiliana). E con questo transforma l´orecchio dell´ascoltatore, forma um nuovo impsto, trasgredisce le regole della língua brasiliana e italiana. Quindi, in piccola parte, transforma il mondo.

     Si può dire che la permanenza su suolo brasiliano e la sua cultura hanno plasmato Villa e il periodo dell´irradiazione di questa influenza precede paradossalmente e segue i due anni in cui effettivamente Villa è stato e ha operato in Brasile, cioè (fino a prova contraria, il 1951 e il 1952. Il contatto con Pietro Maria Bardi (che Villa conosceva fin dagli anni trenta) è naturalmente decisive e deriva dagli anni trenta. L´impegno di Villa nella Galleria Palma, vera e propria fucina delle esposizioni didattiche (almeno tre), preparate a Roma nei più precisi dettagli (dalla concezione generale, al reperimento delle immagini, alla confezione delle didascalie) e inviate in Brasile dal 1947 al 1950 puó essere considerate un legame con il Brasile “per interhost persoa”.

     Se ogni testo (che sia poesia, critica o eistolare) puó essere considerato testo di guerra, poiché il suo obiettivo è sovvertire la tradizione. E questo è possibile solamente utilizando strumenti di guerra. Le lettere di Villa (di cui daremo un esempio) superano l´informazione e si trasformano in manifesti di azione. Uma lettera senza data, della metà degli anni ´60 é um esempio. [Elettrificare le foreste: una lettera-manifesto]

Agire, parlare, scrivere, dipingere e vivere mostrano insieme le diverse camaleontiche forme di espressione di Villa: traduttore, artista plástico, critico, organizzatore. Il linguaggio si adegua allo scopo che è múltiplo e mai inteso come solo informativo. Il testo in esame è una missiva che Villa scrive dopo la sua esperienza brasiliana al suo interlocutore privilegiato, Pietro Maria Bardi, mítico direttore del MASP (il Museo d´arte di San Paolo). Il testo  contiene   tutta la pressione del make it new formulata da Ezra Pound e della visione della San Paolo degli anni trenta, descrita da Lévy Strauss. Ma c´è anche l´impasto sonoro, visivo e costruttivo dell´urgenza del messaggio, che diventa un messaggio sull´urgenza.

 

“Carissimo Bardi”[1], scrive Villa. La data non è specificata, ma siamo sicuramente alla metà degli anni sessanta. La sua esperienza brasiliana, a cui si è dedicato anema e core, giorno e notte, con tutte le sue energie, è materialmente conclusa, anche se idealmente ancora viva nella memoria e nelle aspirazioni. Si tratta del biennio 1951-52 (le date dovranno essere verificate), preceduto da un lavoro  intensissimo nella galleria Palma di Roma, fucina delle “esposizioni didattiche” preparate in Italia e poi inviate prêt-à-porter in Brasile, pronte da montare e esibire al MASP. Questo lavoro instancabile e entusiasmante, insieme a Monotti, braccio destro di Bardi, e alcuni altri [..], consisteva  nell´elaborazione di piani di vendita di quadri (la base materiale delle attività), produceva idee creava riviste e tesseva contatti. Ed adesso, in questa lettera, quindici anni  dopo, è di un´impresa vera, grossa (termine tipicamente italiano) che vuole parlare.

“Ti avevo aspettato per l’estate, son andato a Firenze, contavo di passare qualche giornata insieme, poi ti aspettavo adesso, dopo la tua cartolina. Dove ti ricordavi anche di una mostra di poesie che si doveva fare al museo [MASP]. E son passati 15 anni. Volevo anche proprio parlarti di una cosa così, cioè proprio di una impresa, una vera, grossa, che dovremmo fare”.

siamo alla metà degli anni sessanta (sono passati 15 anni, dunque, dice Villa: dopo il soggiorno brasiliano di Villa). Che siano passati tanti anni, in fondo non è per lui e questa proposta rilevante. Il tempo viene annullato:

“Chiamiamo a raccolta tutti gli operatori di poesia della maggiore avanguardia del mondo (una cinquantina, sono tutti amici, son tutti sotto mano, in Europa, in USA, in America, in Giappone), + realizzatori, registi, operatori, tecnici. Li aduniamo a S. Paolo (Museo de Arte, meglio, o se no, dovunque).”

Cos´è il mondo? Una manciata di pesi? e gli artisti sono una cinquantina, tutti amici, [tutti] sotto mano. Dove realizzare l´evento: Evidentemente nel Museo di arte di San Paolo (di cui Bardi è il direttore), il Masp, oppure no: dovunque.

È qui che la missiva acquista il tono di una poesia sonora, avanguardistica, audace:

“Li registriamo in nastri, riproduciamo in elettronica, transistorizziamo, fotocellularizziamo, discografiamo, cinematografiamo (sia poemi in lettere che in happening): “

Per far luce sull´iniziativa straordinaria occorre sciorinare dei verbi altrettanto straordinari. Neologismi: riproduciamo in elettronica, transistorizziamo, fotocellularizziamo, discografiamo, cinematografiamo. In poche dense corpose stimolanti entusiasmate righe Villa da corpo alla sua proposta: un vero manifesto per un evento inusitato (inaudito, mai visto) eppure semplice. In fondo, gli artisti di avaguardia sono “tutti amici”.. Qualcosa di impensato, che esprime il fior fiore della modernità che si addice a un Brasile visto come piattaforma ideale per queta proiezione postmoderna: proiettato verso il futuro (purtroppo – diremmo noi -  le idee precorrono i tempi e a volte li contraddicono).

E conclude in un crescendo di indicazioni, di descrizioni, di crescita  (nei porti, per le strade, i locali, i magazzini), di inventiva (i megafoni sugli alberi per sonorizzare le foreste, juke-box, per dischi innalzati su pali telegrafici: un festival universale di dimensioni audite,  inaudite:

“poi, insieme, mostriamo edizioni di 15 anni di avanguardia (invenzioni, cimeli, di tipografia o d’altro tipo). Con questo materiale creiamo i nuovi, inauditi, non mai auditi, orizzonti sonori, di logos-phonos, con megafoni piazzati sugli alberi, sonorizzando foreste, grattacieli, animando gli smog, e poi juke-box per dischi, sui pali telegrafici, nei porti, per le strade, in locali, magazzini, e insomma nuovi panorami sonori cittadineschi. Un festival universale...”

          La natura viene chiamata a collaborare, le parole di Villa mettono già in movimento l´idea. Evidentemente, non si tratta di una semplice lettera. È un po´come la pipa di Magritte. Nella sua sinteticità funge da detonatore di una vera e propria sommossa: degli strumenti a disposizione (juke-box), della natura (sonorizzando le foreste). Non è una normale missiva, ma un vero e proprio manifesto sintetico, che cosí conclude:

“Ad ogni modo, è una cosa che ho pensato di fare con te. O niente. Pensaci solo un momento.  “

Ho pensato di fare – dice Villa - o niente. Un rinculo e uno scarto, che mettono in risalto il carattere enorme della proposta. Se l´iniziativa non si farà – sembra dire questo o niente, il manifesto è stato stilato e inviato e verrà eseguito in altra forma dall´instancabile poeta, pittore, critico, traduttore che è Villa: uomo di poesia, di arte, di arte-vita. È un manifesto che potrà essere raccolto più tardi.

La lettera si conclude con un PS che apre un nuovo capitolo di interesse (oltre a quello della data), perché contiene la problematica se Villa è o no entrato in contatto con il gruppo noigandres (formato da Haroldo e Augusto de Campos e Décio Pignatari).

                   

“[PS ] Certo, di Noigandres e Praxis ho visto e avuto parecchio...”

Ti saluto, con tanto affetto.

                                        Ciao tuo Villa

 Noigandres” è una parola di una canzone del trovatore Arnaut Daniel (che Ezra Pound aveva innalzato a modello dei primordi dela lirica): il gruppo dei giovanissimi fondatori della poesia concreta (Augusto e Haroldo de Campos e Décio Pignatari) lo avevano immediatamente eletto a loro  símbolo (all´inizio degli anni Cinquanta, quando Villa era a San Paolo). Noigandres è un nome del tutto enigmático (prodotto del “trobar clous”)– Emil Levy aveva dichiarato a questo proposito: [Noigandres] Now what the DEFFIL can that mean?)...[2]

 

Stile e língua travalicano la forma (la lettera). Scelta delle parole, della loro sonorità, del loro peso, del loro stile. Come in Mataborrão para Flavio Motta (questa sì una poesia) che, in anticipo su future produzioni plurilinguistiche, è stata scritta da Villa nel 1951 in un ítalo-portoghese brasiliano. Villa la chiama língua brasiliana e la sua fruizione è legata all´ascolto, apprezzandone i suoni misteriosi, “brasiliani” e le evocazioni

 

Bahia, 1951

L´indicazione dela data e del luogo testionia uma presenza di Villa in Brasile a quel momento  e fa propender ela sua permanenza al 1951-´52

 



[1] Senza l´aiuto di Bruno Giovannetti, fotografo e giornalista, che ha fotografato alcune delle lettere di Villa, non sarebbe stato possibile questo commento. La lettera era  stata  parzialmente tradotta in un numero speciale della rivista Cult.Revista brasileira de Literatura. Número 9 [1999],  in un. Dossiê dedicado a Emilio Villa.

[2] http://www.antoniomiranda.com.br/poesia_visual/noigandres_origem_e_significado.html


Por uma literatura como cura?

Literatura é tudo. Literatura é vida. Literatura é história, memória, rememoração, entretenimento, insight, inspiração, reflexão, fragmento, evento insignificante, inspiração, paixão, reflexão, descrição e fantasia, utopia e distopia, o alfa eo ômega. Literatura é luta contra a ignorância e o obscurantismo. Literatura é perto, direto, dentro, epidérmica e emocional. Literatura, portanto, pode significar também a cura pela palavra, assim como a psicanálise é “cura pela fala”, segundo a oportuna definição da paciente de Freud Anna O. Procedimento e objetivo são – naturalmente - bem diferentes. A psicanálise cura, no sentido terapêutico e resolve, dissolve e redime, segundo a fórmula na Interpretação dos Sonhos. A literatura acumula, edifica, cria, superpõe camadas em suas arquiteturas, para que - na leitura - elas sejam desvendadas, fragmentadas e, posteriormente, reconstruídas, recriadas: na interpretação.  Ambas se erguem em palavras. Palavras como contos, narrativas, mitos, lendas, parábolas, modelos de comportamento: Romeo e Julieta, Paolo e Francesca, Édipo, Antígona.

Boccaccio, o autor do Decameron, antes de descrever a maior pandemia no continente europeu da época (a peste negra de 1348, que matou 1/ 3 da população de seu mundo), relata seu encontro com a morte, por meio de uma profunda melancolia, uma grande depressão, motivada por grandes desilusões amorosas.  “Àquela minha enorme tristeza, deram tanto alívio e consolo os agradáveis contos narrados por alguns dos meus amigos, que tenho certeza, por isso, não ter morrido”. Assim ele indica uma possibilidade: que a literatura possa ser considerada uma cura, pois ela pode se tornar um espelho, uma base para uma profunda reflexão e conhecimento de si mesmo, pode trazer ânimo, visão do conjunto, perspectivas diferentes. Boccaccio vislumbra a morte em sua experiência: a terrível peste e, depois, a descreve, na moldura de seu Decameron, mas identifica o amor e o erotismo como sua superação, antecipando, séculos antes de nossa era, a gigantesca contraposição entre Eros e Tánatos. Literatura como cura, portanto, não como meio terapêutico diretamente, mas como acumulação de saber e conhecimento, a partir do qual nós – os leitores – podemos empreender nossas escolhas, afirmando uma ética nossa. Uma ética da leitura.








quinta-feira, 23 de abril de 2020

CORONAVIRUS 2020 Bach e Tarkovski





 CORONAVIRUS 2020 e i poeti
(Un abbozzo di risposta alla domanda di Lello Voce in KATÁSTROFI) 




Qui un´immagine del film STALKER  di Andrei Tarkovski. Un mondo segreto, post pandemia, post enigmatico. Il nostro mondo? 

Il film è lento, inesorabile. Ma forse è la migliore rappresentazione della nostra condizione attuale


La scena dello specchio: 
https://www.youtube.com/watch?v=TlRN1bvVd28

e per riprendersi: Bach nel film Solaris 

La levitazione nel film SOLARIS 

La colonna sonora di Solaris (Bach) e l´immagine (Bruegel).



Non c´è salvezza senza l´arte e senza la letteratura (anonimo al tempo della Pandemia) 




1.Come gestire l´isolamento? Unma grande ocasione per pensare, riflettere (52 anni fa !!! sono stato arrestato. In prigione – era un riformatorio – bisognava organizzarsi. Stabilire degli obiettivi, fare ginnastica e, non ostante tutte le evidenze, tenere conto che siamo irrimediabilmente soli. Definitivamente soli).

2.Cosa pensare della questione delle leggi speciali. Personalmente credo che Agamben sia troppo filosofo, il ché condiziona la lettura. Ma ho letto quanto dichiarato dal Ministro della Giustizia della Repubblica di Weimar, nel 1926: "le attuali leggi"– affermava il Ministro tedesco nel 1926 -  "permettono che il Presidente della Repubblica incendi un certo numero di città tedesche, senza alcun limite, motivo e conseguenza". Morale della storia: il 12 febbraio 1933 sono state proclamate le leggi d´emergenza in Germania, dopo 12 giorni dalla vittoria del nazismo, e sono state revocate solo nel 1945.  Tutto il dibattito sulle leggi speciali, le Notstandgesetze del ´68 in Germania era relativo a questo problema e pericolo.
C´è un´inerzia nel mondo. Il “sistema Cina” (la chinese way of life sta andando avanti: produzione al limite dell´inanizione, controllo ferreo (tramite cellulari). Ieri ho scoperto tramite google maps che TUTTA la mia vita è segnata ora per ora, giorno per giorno, negli ultimi dieci anni. E ciascuno può andare a vedere cosa ho fato (che imbarazzo!)

3.La nostra tradizione, la nostra epoca si riempie la bocca con la parola scienza. Anche l´amato Leonardo da Vinci ne parlava spesso e Galileo. Ma cos´è  la scienza senza la coscienza? Non vale molto. Dove è finito l´apprezzamento per la magia, l´alchimia, la cabala, l´astrologia che ha preparato il mondo moderno (perlomeno quello occidentale, quello delle conquiste, quello del sistema mondiale dell´economia di Wallerstein?)

4.In Brasile stiamo fra incudine e martello: da una parte un Presidente del nuovo raccolto (tipo Salvini, Trump): imprevedibile e molto reazionario (qui più che altrove). Incapace di gestire e senza maggioranza. Situazione da colpo di stato, con il paradosso che sono i militari che non lo vogliono. E la popolazione sta in aspettativa: 50 % non appoggia e non chiede ancora le dimissioni del Presidente. Stallo. D´altra parte, come tutti, siamo sottoposti al dilemma: isolamento oppure crollo totale dell´economia? 5 milioni sono i nuovi colpiti dalla povertà assoluta  (60 $ al mese!!!) che si aggiungono negli ultimi tre mesi ai precedenti 30 milioni.  Com`è che si diceva? Che fare? 



Pandemia? Letteratura? 3 variazioni sul Decameron




il 22 aprile: una puntata di Katástrofi (ecco qui il link, organizzato da  Lello Voce, con la Francesca Cricelli, Islanda, Thomas Zandegiacomo, Berlino) ed io stesso da Rio de Janeiro  e altri (ma non ricordo tutti!)
https://www.facebook.com/search/top/?q=kat%C3%A1strofi&epa=SEARCH_BOX

Ho scritto un piccolo testo, per riassumere le mie idee.
Ancora su Boccaccio (ma uffa, quanto volte ancora!!!) e sul corona virus (beh, questo è un tema nuovo?!).


Peter Bruegel. Il Trionfo della morte 1562 

Pandemia? Letteratura?  3 variazioni sul Decameron Andrea Lombardi

1.       Boccaccio è un testimone (e questo non c´entra con la peste o non solo con la peste. Sí: un testimone come Primo Levi, che è stato deportato). Non é assolutamente vero che ripete quanto scritto da Tucidide, Lucrezio o Paolo Diacono, tutti scrittori che hanno descritto il propagarsi della peste in varie situazioni, in vari paesi: nella Grecia antica, nel mondo romano, durante il regno dei Longobardi nella Penisola italiana).
Boccaccio è, anzitutto,  un testimone di sé stesso: Stava per morire, scrive nel Proemio, a causa di quello che possiamo chiamare MAL D´AMORE.
Sembra inventato, ma non lo è: si trata della melancolia, di quella più prosaicamente chiamata depressione. (mia nonna e mio zio ne soffrivano e per molti di noi è uma delle principal malattie, insieme all´insonnia ...).
Ma Boccacccio si è salvato! E ha usato la letteratura come cura: perché sono le novelle d´amore raccontategli  da amici, che lo hanno curato (e questo sempre nel brevissimoProemio). E questa è la prima cornice, il Parergon, come la chiama Jacques  Derrida.
2.       Nell´Introduzione alla I giornata Boccaccio reagisce alla pandemia: ed è quello che noi potremmo fare (e dovremmo fare): ma lui scopre uma cosa FONDAMENTALE, quella che chiama la legge della natura, cioè quella che  poi chiameremo EROS (e qui siamo all´Introduzione della IV giornata, La novella di Filippo Balducci) . Eros contro Tanatos, dunque, L´amore contro la morte. Siamo a tre cornici, per niente  banali (il Proemio, l´Introduzione alla I giornata e l´Intr. Alla IV giornata), quando sempre lui, Boccaccio il testimone, prende la parola. .
3.       La descrizione dei sintomi della peste (non li ripeto), l´esplosione di un iper realismo sta nella descrizione sua della peste (e nella presentazione del mondo del primitivo capitalismo, di navigatori e commercianti). E Boccaccio (iper narratore) fa almeno tre affermazioni che stupiscono, perché potrebbero essere state scritte oggi:
 a)      non bisogna toccare gli interlocutori, per evitare il contagio b) non bisogna neanche parlare con loro e c) e Per nessun motivo toccare i loro “panni”, i loro vestiti

E Boccaccio racconta un episodio apparentemente del tutto secondario. Ma anche questo tratta di un tema di vera testimonianza: lui stesso, come spettatore, vede due porci che azzannano dei panni di alcuni appestati evuidentemente morti e, dopo poco più di mezz´ora, li vede  morire, tutti e due  (fulminati dal contagio letale). Nessun altro ne ha scritto, dei due porci. Insignificanti porci, ma sono loro a laureare Boccaccio definitivamente come testimone (senza bisogno di altri testimoni). Perché è vero, in questo caso, quanto affermato da Paul Celan: "Nessuno testimonia per i testimoni". 
Si tratta di una grande opera, messa in ombra dalla grandeza mostruosa di Dante (che amo e che amiamo). Mentre Dante è stato rivalutato nel Romanticismo, esattamente nello stesso período Boccaccio è stato messo in disparte (De Sanctis e Auerbach, alleati). Pur tutti e due amichevolmente sottolineando il suo realismo radicale, in realtà lo criticano, perché “non è ético”, cioè perché non difende l´etica nazionale di Dante. Ma Boccaccio è interessato alla letteratura, alla costruzione di un modello (come ha scritto Giuseppe  Mazzotta in the world at play, il mondo in gioco) iper moderno e ironico. E oltretutto neanche Dante  era interessato a un progetto nazionale (la sua era una battaglia per trovare una lingua della poesia, un volgare illustre.
La sfida: cosa produciamo noi che possa essere all´altezza del covid-19? della desertificazione, dell´inerzia che sta avanzando sul mondo?






terça-feira, 14 de abril de 2020

appunti per un Progetto di ricerca su espressionismo (linguistico e letterario)




Pubblico qui una bozza di un progetto di ricerca. Si tratta di una bozza non corretta ma che puó servire di base per un dibattito, per aggiunte, correzioni, suggerimenti, iniziative (la discussione su academia.edu Andrea Lombardi) 

Publico aqui um esboço de um projeto de pesquisa. Trata-se de um esboço, não corrigido, mas que poderia servir de base para um debate, para acréscimos, correções, sugestões, iniciativas (o debate no academia.edu Andrea Lombardi)



TITOLO:  VERSIONE IN ITALIANO
Espressionismo- espressionismi. Una ricerca interdisciplinare
Metamorfosi testuali. Sviluppi di una metafora delle avanguardie
Progetto di ricerca aperto a contributi


Devastação da Amazônia pode reduzir chuvas em até 21% | VEJA
METAMORFÓSES E LABIRINTOS NATURAIS


 

ESCRITA DA NATUREZA 

O humano que jamais nos abandona”: A obra epistolar de Goethe
GOETHE ESCREVE SOBRE METAMORFOSE DAS PLANTAS 


Obiettivo di questo progetto di ricerca è dare spazio nella ricerca al concetto di espressionismo letterario, adottato come un operatore metaforico, a partire dalle produttive riflessioni elaborate da Gianfranco Contini e altri studiosi, e realizzare un´estensione del concetto di espressionismo oltre al periodo delle avanguardie del secolo XX, cercando di individuare un filo rosso che lega la produzione letteraria e artistica del periodo storico delle avanguardie a altre forme e manifestazioni. Al centro dell´attenzione verranno esaminate preferenzialmente le opere di quegli autori dei quali si possa presumere che il gesto trasformatore, che simultaneamente fissa vita obiettiva e soggettiva, crea delle forme di scrittura e riscrittura. Un movimento che, a sua volta, può produrre nuove letture, base di nuovi testi, in una serie potenzialmente infinita.


The objective of this research project is to give space in research to the concept of literary expressionism, adopted as a metaphorical operator, starting from the productive reflections elaborated by Gianfranco Contini and other scholars, and to realize an extension of the concept of expressionism beyond the period of the avant-garde of the twentieth century, trying to identify a red thread that links the literary and artistic production of the historical period of the avant-garde to other forms and manifestations. At the center of attention will be examined preferentially the works of those authors of whom it can be assumed that the transforming gesture, which simultaneously establishes objective and subjective life, creates forms of writing and rewriting. A movement which, in turn, can produce new readings, the basis of new texts, in a potentially infinite series.



 Il progetto è inteso come piattaforma comune per incontri accademici (workshop, eventi, pubblicazioni, iniziative con la presenza di discenti), realizzati sulla base di un piano comune e su studi proposti individualmente, poiché l´intenzione è che ogni ricercatore svolga delle proprie ricerche in maniera autonoma.

L´espressionismo, visto come manifestazione delle avanguardie del secolo XX, ripensa il rapporto fra spazio e tempo, accentua le componenti soggettive,  prediligendo sempre un radicale (ed anche ostentato) superamento della forma: a questo fine sceglie la distorsione, la sovrabbondanza, in principio una tendenza all´esagerazione, la cui base è un´intenzionale  trasgressione di norme e regole. Gianfranco Contini ha individuato un filo rosso fra  autori come Joyce, Guimarães Rosa e Gadda,  anche se molto diversi fra loro per il contesto culturale e le lingue e lo stile utilizzati.  In vari scritti ha indicato un elemento molto produttivo, e cioè che testi di questi autori citati ed altri scrittori e artisti che possono essere considerati espressionisti, potessero essere individuati nella produzione di autori di tradizioni culturali e epoche molto diverse, specialmente della tradizione “italiana”: Dante Alighieri, il maccheronico Teofilo Folengo, il “padre dei racconti “ Giambattista Basile e altri. I testi di questi e altri autori mostrano la produttività e l ´estensione ricchissima del concetto di espressionismo, poiché permettono di indagare aspetti nuovi e precedentemente non apprezzati in precedenza di autori anche “canonici”. Ad esempio, un movimento eccedente e deviante nel formato e nello stile, una tendenza alla trasgressione, sopratutto della forma, ed altri fenomeni  (tra i vari elementi naturalmente il plurilinguismo, con la sovrapposizione di strati di lingue diverse, inventate oppure relegate nella periferia). Si tratta di un allargamento della concezione di espressionismo, che è stata condivisa (anticipata, ripresa) da studiosi delle avanguardie, come Paolo Chiarini, Kasimir Edschmid, Walter Rheiner, Maria Corti. Per quest´ultima, l´espressionismo rappresenta una secolare tradizione, per Chiarini, un fenomeno dello spirito. 
Questo approccio intende ribadire la validità di un´estrema libertà nella ricerca e l´approfondimento di ogni singolo autore e testo, secondo il principio (affermato dallo stesso Contini), che: uno studio deve eliminare le teorie precedenti, per permettere un´analisi libera da preconcetti (Un´idea di Dante). Una lettura del testo Sul concetto di storia  di Walter Benjamin ispira una revisione del concetto di linearità della storia e, quindi, della continuità delle tradizioni letterarie (in particolare quella “italiana”, aspetto già identificato da Carlo Dionisotti). La presenza di una produzione di un Dante fiorentino e plurilinguistico (e non italiano), precursore o progettatore del monolinguismo ottocentesco), l´incorporazione di uno stile maccheronico (Folengo) o di una lingua napoletana  deviante, come quella di Giambattista Basile (esempi fra i vari possibili)....tutto questo può certamente mettere in discussione sia la produttività del concetto di storia letteraria che quello stesso di storia lineare.
Il terreno di analisi è naturalmente molto vasto e questo progetto di ricerca non vuole affermare nuovi schemi, ma, al contrario, contribuire a liberare il campo per la realizzazione di ricerche focalizzate, superando le griglie di interpretazioni legate a un condizionamento ideologico. Si tratta però di mettere a fuoco alcuni temi diversi, che sono fra di loro legati e che permettono di approfondire il concetto di espressionismo:
Il problema della traduzione, vista come espressione in una lingua diversa, tramite considerazioni originate dall riflessioni che risalgono a una vasta tradizione (Walter Benjamin e a altri studiosi, tra cui Haroldo de Campos., citando solo alcuni dei pensatori sul tema). Vista come processo di trasformazione graduale o di progressiva metamorfosi, la traduzione può essere intesa come una vera e propria traformazione del testo, una sua ricostruzione (o ricreazione), alla ricerca di una sua seconda sponda, processo questo che genera un rapporto di antagonismo e unità con il suo originale.
Tra i varti possibili, un secondo tema, che forse può essere considerato un aspetto decisivo per l´espressionismo, è rappresentato dalla questione dello stile, che include sia l´espressionismo storico che quello continiano...Lo stile stabilisce, in principio, un rapporto fra ”vita” e rappresentazione scritta, fra esperienza autorale e sua espressione, quindi più che un concetto stabile e definitivo può  essere considerato un sintomo relazionale. Una ricerca autonoma o legata allo studio della produzione di alcuni autori specfici, prende le mosse da quanto affermato da Nietzsche, aspetti che dovrebbero essere ripresi (carteggio con Salomé e altro). La trasmissione (metamorfosi, trasformazione, ricreazione) fra concezione non ancora del tutto rappresentata (che fluttua tra metonimia e metafora) e la vera e propria rappresentazione e materializzazione scritta, è il fenomeno che definisce non solo lo stle, ma il processo di cristallizzazione della narrativa nel suo insieme. Un problema specifico di questo passaggio può  essere considerato quello della rappresentazione (scritta) dei sogni in Freud, da uno stato (già definito? Cristallizzato? Testimonianza dell´inconscio?) a quello scritto, verbalizzato. Si tratta di una testimonianza fedele, di una metamorfosi o di una traduzione-ricreazione?).

TÍTULO: VERSÃO EM PORTUGUÊS
Expressionismo-expressionismo. Uma pesquisa interdisciplinar
Metamorfose textual. Desenvolver uma metáfora de vanguarda
Projeto de pesquisa aberto a contribuições

Objetivo deste projeto é dar espaço à indagação relativa ao conceito de expressionismo literário, adotado como operador metafórico, a partir das reflexões elaboradas por Gianfranco Contini e outros estudiosos, e ampliar o conceito de expressionismo além do período das vanguardas do século XX. Identificando um fio vermelho que liga a produção literária e artística do período histórico das vanguardas a outras formas e manifestações literárias e artísticas. No centro das atenções estão preferencialmente obras daqueles autores em que o gesto transformador, que produz simultaneamente vida objetiva e subjetiva, cria  ele mesmo formas de escrever e reescrever. Um movimento que, por sua vez, pode produzir novas leituras, estimular novos textos, em uma série potencialmente infinita.

The objective of this research project is to give space in research to the concept of literary expressionism, adopted as a metaphorical operator, starting from the productive reflections elaborated by Gianfranco Contini and other scholars, and to realize an extension of the concept of expressionism beyond the period of the avant-garde of the twentieth century, trying to identify a red thread that links the literary and artistic production of the historical period of the avant-garde to other forms and manifestations. At the center of attention will be examined preferentially the works of those authors of whom it can be assumed that the transforming gesture, which simultaneously establishes objective and subjective life, creates forms of writing and rewriting. A movement which, in turn, can produce new readings, the basis of new texts, in a potentially infinite series.

O projeto pretende ser uma plataforma comum para reuniões acadêmicas (workshops, eventos, publicações, debates ditigalizados), realizados num plano comum e em estudos e propostas individuais, pois a intenção é que cada pesquisador realize sua própria pesquisa, independentemente.


O expressionismo, visto como manifestação das vanguardas do século XX, repensa a relação entre espaço e tempo, acentua os componentes subjetivos, preferindo sempre uma superação radical (e até ostensiva) da forma: para isso, escolhe distorção, superabundância, em princípio, uma tendência a exagerar, cuja base é uma transgressão intencional de normas e regras. Gianfranco Contini identificou um fio vermelho entre autores como Joyce, Guimarães Rosa e Gadda, embora muito diferentes um do outro no contexto cultural e nas línguas e estilos utilizados. Em vários escritos, ele indicou um elemento muito produtivo, a saber, que os textos desses autores citados e outros escritores e artistas que podem ser considerados expressionistas poderiam ser identificados na produção de autores de tradições e épocas culturais muito diferentes, especialmente da tradição "da península italiana". : Dante Alighieri, o macarrônico Teofilo Folengo, o "pai das histórias": Giambattista Basile, Porta, Gadda e – nós acrescentamos o Emilio Vila, grande gênio do séc. XX na poesia, tradução, crítica ede arte e ensaística. Os textos desses e de outros autores mostram a produtividade e a rica extensão do conceito de expressionismo, uma vez que permitem investigar aspectos novos e até pouco apreciados, mesmo de autores "canônicos". Por exemplo, um movimento excessivo e desviante de formato e estilo, uma tendência à transgressão, sobretudo da forma e outros fenômenos (entre os vários elementos, é claro, o multilinguismo, com a sobreposição de camadas de diferentes idiomas, inventadas ou relegadas à periferia). É uma ampliação do conceito de expressionismo, que foi compartilhado (antecipado, revivido) por estudiosos das vanguardas, como Paolo Chiarini, Kasimir Edschmid, Walter Rheiner e Maria Corti. Para esta, o expressionismo representa uma tradição secular, para Chiarini, um “fenômeno do espírito”, mostrando a relevância do conceito.

Essa abordagem pretende reafirmar a validade e necessidade de uma liberdade extrema na pesquisa e no estudo de cada autor e texto, de acordo com o princípio (afirmado pelo próprio Contini), de que: um estudo deve eliminar teorias anteriores, para permitir uma análise livre de preconceitos (CONTINI, G. Un´ idea di Dante). Uma leitura do texto Sobre o conceito de história de Walter Benjamin inspira uma revisão do conceito de linearidade da história e, portanto, da continuidade das tradições literárias (em particular a "italiana" ou melhor: da “península italiana”, aspecto já identificado por Carlo Dionisotti (Geografia e storia della letteratura itaiana). A presença de uma produção de um Dante florentino e multilíngue (e não italiano), precursor ou criador do monolingüismo do século), a incorporação de um estilo macarônico (Teófilo Folengo. Baldus) ou de uma língua napolitana desviante, como a de Giambattista Basile (Lo cunto de li cxunti, exemplos entre as várias possíveis) ... tudo isso certamente pode questionar tanto a produtividade do conceito de história literária quanto a própria história linear. O campo de análise é naturalmente muito vasto e este projeto de pesquisa não deseja afirmar novos esquemas, mas, pelo contrário, ajudar a liberar o campo para a realização de pesquisas focadas, superando as grades de interpretações ligadas a um condicionamento ideológico. No entanto, trata-se de focar em alguns temas diferentes, ligados entre si e que permitem aprofundar o conceito de expressionismo:

O problema da tradução, visto como expressão em outro idioma, seguindo reflexões que remontam a uma vasta tradição (Walter Benjamin e outros estudiosos, inclusive Haroldo de Campos). Vista como um processo de transformação gradual ou metamorfose progressiva, a tradução pode ser entendida como uma transformação real do texto, uma reconstrução (ou recreação) dele, em busca de uma segunda margem, um processo que gera uma relação de antagonismo e unidade com o original. Um segundo tema, decisivo, é representado pela questão do estilo, que inclui tanto o expressionismo histórico quanto o continiano ...
O estilo estabelece, em princípio, um relação entre "vida" e representação escrita, entre experiência autoral e sua expressão, portanto, mais do que um conceito estável e definitivo pode ser considerado um sintoma relacional. Uma pesquisa independente ou vinculada ao estudo da produção de alguns autores específicos, parte do que Nietzsche disse (aspectos que devem ser retomados, por ex. correspondência com Salomé e outros). A transmissão (metamorfose, transformação, recreação) entre um conceito ainda não totalmente representado (que flutua entre metonímia e metáfora) e a representação e materialização efetivamente escritas é o fenômeno que define não apenas o estilo, mas o processo de cristalização do narrativa como um todo. Um problema específico dessa passagem pode ser considerado o da representação (escrita) dos sonhos em Freud, de um estado (já definido? Cristalizado? Testemunho do inconsciente, como afirma Shoshana Felman “Educação e crise”?) Ao escrito, verbalizado. É um testemunho fiel, uma metamorfose ou uma tradução-recreação?).